#25Novembre tutti i giorni.

Quest’anno, il mio 25 Novembre è iniziato nel peggiore dei modi. Una delle prime notizie della giornata è stata che una donna, qui in provincia di Padova, è stata uccisa da suo marito, e poco dopo un’altra a Catanzaro… il giorno dopo un’altra a Pordenone. Cosa sono le cifre e le statistiche di fronte a queste tragedie che toccano così da vicino? Che cosa sono le strisce rosse sulle guance della serie A, le scarpe rosse sulle locandine, gli appelli allo stop sulla violenza sulle donne nei profili Facebook o le poesie che passano su WhatsApp? Sono tutti pallidi messaggi per ricordare una lotta che sembra non avere fine.

Sia chiaro, il mio intento non è quello di sminuire iniziative di sensibilizzazione: noi stessi ne facciamo parte, io per prima. Come operatrice dell’antiviolenza, sono coinvolta e promotrice di campagne di divulgazione di questo triste fenomeno, ma, purtroppo, agli occhi di chi tratta la violenza tutti i giorni, le manifestazioni del 25 Novembre rischiano a volte, e soprattutto in questo 25 Novembre, di apparire come una retorica frustrante, seppur significativa, per smuovere, forse, le coscienze e le riflessioni di alcune persone. Ma è tutto così sfuggente e effimero…che la morte di un calciatore oscura tutto il resto, mette in secondo, ma anche forse terzo e quarto piano la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e poi via, se ne riparlerà
l’anno prossimo.

Le operatrici antiviolenza, però, lo sanno che le donne subiscono tutti i giorni, anche a Natale, a Capodanno, il 15 Agosto e nei weekend. Lo abbiamo visto bene durante il lockdown, quando la costrizione di rimanere a casa dovuta alla pandemia, ha registrato il 119% di chiamate in più al 1522 rispetto allo scorso anno nello stesso periodo. Vuol dire che hanno chiesto aiuto 15.000 donne. Un numero impressionante. Soprattutto se si pensa a tutte quelle donne che non hanno invece preso in mano il telefono perché controllate, spaventate o forse ancora ignare della possibilità di rivolgersi a centri specializzati.

Il femminicidio non è un’emergenza, la violenza di genere non è un problema privato di alcune famiglie, di alcune culture, di certi ceti sociale. L’omicida non è preso da un raptus di gelosia, la donna non è ambigua se ritira la denuncia, l’uomo non era sconvolto perché non accettava la separazione. Basta con queste
parole che vanno a giustificare la violenza, a minimizzarne alcune sue forme. Per non parlare delle pubblicità e il linguaggio sessista che quotidianamente troviamo in alcune trasmissioni e alcuni spot che inneggiano al corpo della donna come oggetto di bellezza e piacere. Alle volte è tutto troppo pesante da digerire.


Educhiamo i nostri figli maschi per non dover proteggere le nostre figlie femmine.

Forse è un articolo polemico, può darsi, di solito non è il mio stile, ma credo sia giusto portare alla luce anche il vissuto di un’operatrice, che vede le sue colleghe della Casa Rifugio e del centro antiviolenza lavorare ogni giorno con passione e tenacia insieme alle donne che Gruppo R segue nei loro percorsi di uscita dalla violenza. La stessa cosa vale per i miei colleghi e colleghe che lavorano con gli uomini che agiscono violenza nelle relazioni affettive, perché stanno alla base del problema, ne sentono la portata, la drammaticità e lavorano con i maltrattanti per proteggere le donne e i bambini.
E a proposito di bambini…possiamo dimenticare i bambini e le bambine vittime di violenza assistita, ma ancor peggio (se c’è qualcosa di peggio), quelli che rimangono soli perché padre in carcere e mamma uccisa? In Italia dal 2000 al 2014 si contano 1.600 orfani speciali. Considerando il numero di femminicidi avvenuti ogni anno, il numero potrebbe essere oggi superiore a duemila, ma i dati non sono aggiornati.

E allora, se all’inizio sono partita pensando ad Aysha, a Loredana e Aurelia … che non ci sono più, voglio concludere pensando a Simona, Eugenia, Laura, Monica, Pamela, Nadia, Karin e molte altre, che invece ora sono libere.

Alice Zorzan, Responsabile dell’area ‘Contrasto alla violenza di genere’ e Vice Presidente della Coop. Soc. Gruppo R.

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