FAMI, una sfida per l’inclusione

Negli ultimi due anni Gruppo R ha partecipato alla realizzazione dei progetti FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione del Ministero dell’Interno), vedendo coinvolti Giuseppe, Giusy, Margherita, Alessia e Andrea. Abbiamo Chiesto ad Andrea Rigobello, coordinatore, e Margherita Libralon, operatrice minori progetto Next To Me, di raccontarci in cosa consistono e come Gruppo R si è inserito operativamente.

FAMI, progetti multiattoriali di inserimento lavorativo e accompagnamento sociale

“I progetti FAMI sono dei progetti che si rivolgono a persone migranti titolari di protezione internazionale (es. asilo politico) che hanno concluso l’iter di accoglienza prevista dal sistema italiano e si avviano all’autonomia. La programmazione settennale (2014-2021) ha visto la realizzazione sul nostro territorio provinciale di diversi progetti FAMI, alcuni con caratteristiche comuni ed altri con peculiarità specifiche. La nostra cooperativa è partner di 3 progetti: Prossimi Passi, I.Am e Next To Me.
Questi progetti, avviati nel 2020 e in chiusura tra giugno e settembre 2022, hanno visto la presa in carico di uomini, donne, nuclei familiari, nuclei monoparentali, accumunati dalla necessità di essere seguiti e accompagnati in ambito di inserimento lavorativo, abitativo e sociale. I nostri operatori e operatrici si sono dedicati principalmente ad attività propedeutiche all’inserimento lavorativo e ad attività di accompagnamento sociale delle persone coinvolte. La nostra partecipazione a questi progetti, in partenariato e in rete con gli altri soggetti partner, ci ha permesso di lavorare a stretto contatto con altre cooperative, per trasmettere loro e apprendere da loro diverse modalità di lavoro e nuove conoscenze in ambiti sui quali sappiamo di poterci migliorare.”

Andrea

Le sfide per l’equipe

“Ora che il FAMI si sta avviando alla fase conclusiva e devo tirare le somme, posso di certo dire che la parola che userei per descrivere questo progetto, e nello specifico la mia esperienza, è “sfida”.

Sfida, perché in primis per me è stata la prima esperienza in un’équipe formata da professionisti di più cooperative, che di sicuro stimola ma richiede anche impegno e capacità di raggiungere compromessi. È bello potersi sempre mettere in discussione, nonostante sia faticoso, perché sono proprio le differenze a far risaltare le peculiarità, che a volte rischiamo di dare per scontate, e che così invece si ha la possibilità di esplorare, riconfermare o rimodulare.

Sfida, perché è un progetto che ti invita a riflettere su cosa sia l’inclusione, su chi si sta includendo e dove, su quali aspetti sia necessario lavorare affinché queste persone possano sentirsi parte di un territorio, di una comunità.

Sfida, perché come équipe ci siamo spesso fermati a riflettere sul concetto di autonomia, che è uno se non il principale obiettivo progettuale. Su cosa sia l’autonomia e quali connotazioni diamo a questo termine: secondo quali criteri secondo noi una persona è autonoma? Sono criteri “culturali”? Come facciamo a definire le “tappe” dell’autonomia?

Le sfide per le persone migranti

Sfida per le persone che si sono trovate in prima linea inserite in questo progetto, dove hanno dovuto orientarsi in una grande quantità di operatori attorno a loro, “banalmente” capire come si gestiscono i contratti di affitto, le utenze e le questioni burocratiche legate ad una casa. Oltre all’inserimento in un nuovo quartiere, al cambio scuola dei figli e mille altre cose quotidiane ma di certo complicate.

Tante domande e poche risposte forse, ma è questo il bello no? Partendo da un bisogno condiviso e inequivocabile, quello della casa, di un luogo dove potersi sentire accolti e padroni delle proprie vite, questo progetto di sicuro ha smosso qualcosa. È andato ad indagare il rapporto tra l’ormai saturo mercato immobiliare privato e le necessità di un’abitazione per le famiglie. Ha dato la possibilità di un inserimento graduale attraverso un processo di empowerment nel momento di passaggio, spesso difficile e pieno di ostacoli, di persone che stavano uscendo da un percorso e si stavano approcciando ad un’altra fase della vita.

Come tutti i progetti ci sono aspetti rivelatisi molto validi, altri più complessi, come complesso è il lavoro che coinvolge l’essere umano. Di sicuro è risaltata l’importanza che ha avuto questo percorso per le persone coinvolte e per il territorio stesso, utile ora è fare una riflessione sulla necessità di prendere come buona prassi quelle azioni che hanno permesso di dare una possibilità di inclusione e rendere protagonisti i soggetti altrimenti lasciati ai margini.”

Margherita

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