Casa Adele, un progetto di desideri e accoglienza

La prima volta che sono entrata in Casa Adele ho subito pensato ai bambini e alle mamme che avrebbero iniziato in quelle stanze il loro percorso.


Una casa, prima di essere un luogo, è uno spazio che ci portiamo dentro. Una forma che ci abita nel cuore da tempi immemorabili. Casa è un corpo ideale che ci contiene e ci accoglie, ci manifesta e ci protegge. Casa è un luogo reale che quotidianamente amiamo e odiamo, sospesi fra protezione e avventura, riconoscimento e libertà. Casa è una forma del desiderio che dorme nei nostri pensieri e si accende al suono di una parola, al balenare di un gesto.”

Questo testo per bambini, tratto dal libro “Casa di Fabia” di G. Zoboli e A. Laitinen, mi ha colpita molto quando l’ho letto perché sintetizza bene ciò che pensavo nei mesi in cui, fra un acquisto e uno sgombero, immaginavo su come sarebbero state abitate le stanze, quanto sarebbero state vissute e come avessero dato forma a nuovi desideri, nuovi progetti.

Preparare un’accoglienza

Pensieri simili, ancor prima di essere stati miei, credo siano stati anche nella mente di Eliana e Paolo, volontari della Cooperativa e proprietari della casa che hanno messo a disposizione per donne e bambini che si allontanano da situazioni di violenza.

Con il loro supporto abbiamo iniziato a prepararci all’arrivo delle prime persone; anche se non sapevamo chi sarebbe arrivato né quando, abbiamo cercato di metterci nei loro panni per predisporre tutto al meglio: di cosa avranno bisogno? Ci saranno dei bambini piccoli? Che età avranno?

Tutte queste domande abitavano la nostra mente quando abbiamo sistemato la stanza dei giochi, mentre capivamo come montare il lettino, quando sistemavamo dei cuscini comodi e sceglievamo il tappeto e i lampadari per la sala. Solo dettagli certo, che forse però avrebbero potuto fare la differenza nel trasmettere fin dall’ingresso la parola che ci sta più a cuore: accoglienza.

Una nome per la nuova Casa

Abbiamo deciso di curare con attenzione anche un altro dettaglio: la scelta del nome per la casa. Per la nostra equipe si è trattato di un viaggio in cui abbiamo incontrato tanti nomi di donne che rappresentano qualcosa di importante. Abbiamo deciso di rendere questa scelta un processo condiviso e, chiedendo  il parere di tutti i membri della cooperativa.

Alla fine la nostra decisione è stata quella di chiamarla Casa Adele, come Adele Bei, una fra le 21 donne elette all’Assemblea costituente italiana. Un nome che ci ricordi sempre quanta strada è stata fatta e quanta ancora ne abbiamo da fare!

Una prima accoglienza

Da pochissimo abbiamo accolto il primo nucleo nella nuova casa, una mamma con due bambine di 8 e 2 anni, e tutto ciò che avevamo preparato e predisposto finalmente ha preso vita. Ora altre necessità hanno catturato la nostra attenzione ma credo ricorderò sempre le sensazioni provate nel periodo che ha preceduto la nascita di Casa Adele.

Anna, operatrice nelle case rifugio

Un commento su “Casa Adele, un progetto di desideri e accoglienza”

  1. Casa Adele è una casa piene di luce e di sole. Ha varie terrazze da cui gustare alberi e cielo. È ampia, con varie stanze che ben si prestano ad ospitare, rispettando la privacy, più persone o nuclei familiari.
    Quanto amore abbiamo messo, in tanti, nel pulirla, ristrutturarla, arredarla così che parlasse da sola di accoglienza.
    Sì, è così vero che “una casa prima di essere un luogo è uno spazio che ci portiamo dentro”.
    Siamo molto grati a tutti coloro che ci hanno permesso di realizzare questo sogno, condividendolo innanzitutto, fidandosi di noi, poi, e investendo energie, competenze, tempo, dedizione.
    Oltre alla Polis Nova, un grazie speciale a Bruno e Antonietta, che l’hanno costruita ed abitata per molti anni, lasciandoci dentro il loro amore. A Piero e Prassede che ci hanno permesso di comprarla, grazia alla loro parsimonia. Alla nostra famiglia che ci ha appoggiati e sostenuti.
    Ed è questo insieme di forze la forza di Casa Adele, che ci auguriamo tutti coloro che l’abiteranno potranno sentire, gustare, e portare con sé.
    Eliana e Paolo

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