Alessandro è un volontario della Bussola.
Ha deciso di rispondere ad alcune delle domande dei nuovi volontari che hanno appena iniziato l’esperienza di Servizio Civile, raccontando come è iniziato il suo percorso e cosa vuol dire per lui essere un volontario in un servizio come la Bussola.
“Appena arrivato a Padova, 3 anni fa, desideravo fare del volontariato e, inizialmente, ho preso contatti con la Caritas. Ho dato una mano una sera, per la notte dei Senza Fissa Dimora, e mi è piaciuto molto l’ambiente. Ho conosciuto il responsabile volontari Caritas che mi ha indirizzato alla Bussola e quando ho conosciuto Anna, non ho potuto fare a meno di rimanere.
Mi sono sentito fin da subito a mio agio, con gli operatori e gli altri volontari anche se non è stato facile inserirmi all’inizio. Con alcune persone c’è voluto un po’ di tempo per creare una relazione di fiducia, ma ora mi sento molto legato alla Bussola e a tutti gli utenti.”
Qual è stata la prima impressione che hai avuto entrando al Centro Diurno?
Una cosa che ho sempre percepito alla Bussola è il rispetto della persona. Ho compreso fin da subito la necessità di lasciare il tempo necessario alle persone per entrare in relazione: non tutti sono pronti fin da subito. Ricordo che all’inizio un utente ebbe una reazione di rabbia nei miei confronti. Da quel momento ho capito che se avessi voluto creare una relazione di fiducia avrei dovuto lasciar tempo, un tempo che varia da persona a persona”
Hai incontrato delle difficoltà lungo il tuo percorso come volontario?
“Inizialmente avevo il timore che sarebbe stato difficile entrare in relazione con le persone.
Per me è stato come ricevere un regalo quando qualcuno ha deciso di raccontarmi la sua storia. La Bussola ha rappresentato un terreno fertile in cui ci siamo aiutati tutti l’un l’altro, durante la distribuzione dei pasti, dei caffè e dei panini. Relazionarmi con gli ospiti del centro è stato un dono che mi porto dentro”
Quali consigli daresti ad un volontario che vuole avvicinarsi al Centro Diurno?
“Di essere autentico, di chiedere aiuto al resto dello staff e di confrontarsi il più possibile”
Che cosa ti ha lasciato quest’esperienza e cosa pensi potrà darti ancora in futuro?
“Credo sia proprio il rispetto. Fare volontariato alla Bussola mi ha reso più umano: so di essere un uomo proprio come loro; mi hanno insegnato a vedere altre sfaccettature, hanno ampliato la mia visione dell‘umanità. C’è una frase Terenzio che mi sembra adatta per spiegare tutto ciò:
“Sono un uomo e nulla di quello che appartiene agli essere umani mi è estraneo”… una cosa del genere.
Ho conosciuto persone che hanno ancora voglia di costruire un progetto di vita e la Bussola contribuisce in questo; non si tratta solo del servizio mensa: lo staff fa un lavoro prezioso che ho avuto modo di osservare. Ho trovato tanta sensibilità, intelligenza e coraggio.
Cosa rispondi a chi ti chiede il motivo per cui fai volontariato?
“Nel mio caso si tratta principalmente di una forte propensione all’aiuto. Mi completa essere vicino a qualcuno che ha maggiore bisogno in questo momento della propria vita. Mi rende libero perché sono io che sto scegliendo di aiutare; queste persone non mi hanno chiesto nulla, è un mio bisogno, è una responsabilità che prendo con me stesso, dà valore alla mia vita”
Grazie a Alessandro e Anna per questo contributo!