Storie di vita, storie che si intrecciano con un mercato del lavoro sempre più complesso e precario. Storie che non perdono la speranza e continuano a credere e cercare in qualcosa di diverso e possibile. Molti i pezzi di vita che si possono incrociare nel nostro Laboratorio Occupazionale Protetto , un’opportunità di inserimento lavorativo e di educazione socio-lavorativa che vuole supportare le persone in situazione di disagio per migliorare le loro condizioni di vita.
Qui di seguito la storia di O. e di V., due lavoratori del Laboratorio che hanno deciso di raccontarsi e di condividere con noi alcune difficoltà che la vita ha loro presentato ma anche le loro nuove speranze.
O. è una donna di 47 anni e viene dalla Moldavia ma è arrivata in Italia da poco più che ragazza per trovare lavoro.
“Ho sempre lavorato come operaia in diverse aziende ma due anni fa il posto dove lavoravo ha dovuto chiudere e da allora non sono più riuscita a trovare lavoro, ho dovuto chiedere aiuto perché non sapevo più come andare avanti e non riuscivo a farcela da sola. Mi sono rivolta ai Servizi Sociali e ho conosciuto la mia Assistente Sociale, al primo incontro ero un po’ a disagio, mi vergognavo un po’ nel dire che non riuscivo più a contribuire alle spese per la mia famiglia, ma tutti quanti sono sempre stati gentilissimi e mi hanno fatto sentire bene. Io ho subito fatto capire che avevo ancora tanta voglia di lavorare e mi hanno proposto questa esperienza lavorativa presso il Laboratorio Occupazionale Protetto della cooperativa Gruppo R e ho accettato con entusiasmo. Mi sono trovata subito bene, finalmente mi sentivo accolta e poi finalmente potevo lavorare di nuovo! Mi è piaciuto tutto il percorso, il sentirmi supportata e ascoltata mi ha fatto sentire meno sola. Mi è molto servito potermi confrontare con gli operatori, che mi hanno sempre ascoltato, con cui ho scherzato e mi sono trovata bene. Da quando ho iniziato a venire ho ricominciato a prendermi cura di me stessa, sono andata dalla parrucchiera dopo anni! Adesso sono più serena, certo che le incertezze del futuro mi fanno ancora paura, ma adesso sto meglio e riesco a parlare e scherzare con tutti. Anche in famiglia mi sento meglio, finalmente riesco anche io a portare dei soldi a casa. Il mio più grande desiderio resta trovare un lavoro stabile, per questo la mia richiesta ai servizi che sto ancora frequentando è di avere tutto l’aiuto possibile per poter realizzare questo sogno e poter tornare a fare una vita più tranquilla e senza la preoccupazione di non riuscire ad a mantenere me stessa e la mia famiglia.
Anche V. ha voluto raccontarci un pezzetto della suo storia: ha 56 anni e viene dalla Romania. Ha sempre lavorato fin da quando era ragazzo ma poi improvvisamente l’azienda per la quale stavo lavorava è fallita e si è trovato senza lavoro.
“Nonostante cercassi continuamente di trovare un lavoro nessuno sembrava disposto a darmi una mano e io non riuscivo a concludere niente, nessuno voleva assumermi, ero troppo vecchio. Mai in tutta la mia vita avrei pensato di arrivare fino a questo punto. Mi arrangiavo con qualche lavoretto come interprete russo/italiano ma questo non bastava a coprire le spese della mia famiglia. Ero in grandissima difficoltà, perciò mi sono rivolto ai servizi sociali che mi hanno mandato qui dove per la prima volta dopo tanto tempo mi sono sentito ascoltato. Di tutta l’esperienza presso il Laboratorio ho sentito importante il capire di non essere solo, il confrontarmi e poter parlare con gli altri lavoratori ma anche con gli operatori mi ha aiutato molto. Uscire di casa e avere uno scopo, qualcosa da fare durante la giornata mi ha ridato la dignità di uomo che lavora e riesce a guadagnare qualcosa per poter mantenere la propria famiglia. Mi sono sentito di nuovo utile a qualcosa e non più soltanto un peso.Il mio obiettivo, come quello di tutti qua dentro, è quello di trovare un lavoro stabile che mi consenta di fare una vita tranquilla e poter essere utile e attivo per me stesso e la mia famiglia. Ai servizi chiedo un aiuto e un sostegno in questa mia ricerca, per non sentirmi di nuovo da solo e abbandonato a me stesso ma parte attiva di una rete di supporto e aiuto reciproco.