Accoglienza invernale in Casetta Borgomagno

Nel corso degli ultimi anni Gruppo R ha ampliato la propria gestione di spazi e attività diurne per persone senza dimora. Al servizio più storico, La Bussola (che l’anno prossimo compirà vent’anni!!) nel 2019 si è aggiunto Il Salotto, un’attività diurna per le persone che risiedono nel dormitorio di Padova, e nel 2022 si è aggiunta anche la Casetta Borgomagno.

Quest’ultima è un servizio diurno a bassa soglia, che si rivolge a persone senza dimora che si trovano nella condizione di vita di strada. È situato vicino alla stazione dei treni di Padova, sotto il cavalcavia Borgomagno. Un luogo un pò nascosto. All’interno del servizio ci sono le docce pubbliche (gestite dalla cooperativa sociale Cosep) e la possibilità per le persone che frequentano il servizio di accedere ad uno sportello di segretariato (gestito dalla cooperativa sociale COGES) e a delle attività educative, ricreative e socializzanti (gestite da Gruppo R).

Inoltre, nel periodo invernale da dicembre a fine febbraio, la Casetta diventa il luogo di “check-in” dell’Accoglienza Invernale: le persone che necessitano di un posto letto durante i mesi più rigidi, si recano in Casetta per chiedere un posto di accoglienza.

In questo servizio, per Gruppo R, ci lavorano Roberta e Giovanni. La prima nelle attività educative e il secondo come operatore di “check-in”.

Giovanni, in chiusura rispetto a questo servizio, condivide con noi il suo vissuto e la sua esperienza.

“Il lavoro di per sè “è semplice“: bisogna spiegare a chi dorme per strada che per un periodo temporaneo, invernale, il Comune di Padova mette a disposizione posti letto in alcune strutture. A noi il compito di raccoglie i dati personali e supportare le persone a presentare la domanda di accoglienza a cui il Comune risponderà nel giro di un paio di giorni. In caso di responso positivo viene assegnato un posto letto.
Le persone che arrivano in Casetta sono in situazioni di elevato disagio, e questo si amplifica quando le persone non vengono inserite e considerate “accoglibili“. Raccontano la propria storia, desiderano convincerti che hanno estremo bisogno.
Per semplificare posso dirvi che arrivano diverse “storie” di persone: persone immigrate, persone senza titolo di soggiorno, persone con dipendenze, donne che hanno dato assistenza ai nostri anziani e poi si sono trovate senza una casa, persone disoccupate o sfrattate.

Ad ogni “storia” corrisponde una “categoria” per la quale sono previste norme, protocolli, certificati e documenti da possedere o da produrre, procedure da ottemperare, prerequisiti e requisiti necessari a cui rispondere.

Ma c’è anche la realtà, quella che noi operatori in prima linea vediamo, viviamo e di cui veniamo a conoscenza. Ci sono persone che non hanno un posto dove dormire, in particolare quando è freddo ed il termometro scende. Ci sono dati anagrafici con nomi per cui bisogna fare lo spelling, paesi di provenienza, vicini e lontani, le date.
La data di nascita: lo stesso anno di mio figlio, lo stesso mese di mio padre, lo stesso giorno di mia sorella.
L’impatto emotivo è forte: nessuno riesce, a cuor leggero, a dire “non puoi essere accolto”. È una grande responsabilità. Anche alcuni servizi pubblici nel territorio fanno fatica a “giustificare” quei “no” e indirizzano al nostro servizio le persone sperando che la decisione presa appaia meno dolorosa, meno definitiva, più “accettabile”.
Ma la povertà è anche, se non soprattutto, relazionale. C’è un estremo bisogno di relazione, di ascolto, di sentirsi meno soli. Ho imparato molto dalla capacità di ascolto e di empatia delle colleghe, scevre da pregiudizi ed atteggiamenti pietistici e sempre tese a riconoscere la dignità delle persone.
Ritornano per i rinnovi: “ciao caro”, “grazie zio” ti dicono, oppure ti guardano con una mano sul cuore, un sorriso talvolta aperto che ti saluta e ti ripaga.


Ma è fine febbraio, il servizio invernale chiude. Bisogna comunicarlo alle persone. “Ma come – ti chiedono – continua a fare freddo, e piove…. E io come faccio?”
Domande che aprono riflessioni, contraddizioni, fatiche emotive ma anche che motivano il mio lavoro, che mi spingono ancor di più nel dare il mio contributo perché…. La persona è il nostro impegno!

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