G. si racconta, ospite di alcuni nostri servizi.

G. è contento di potersi raccontare e più volte ci tiene a dire che ha voglia di parlare e aprirsi. La sua situazione economica, un periodo di disoccupazione e le forti tensioni in famiglia lo hanno portato a conoscere la realtà del Gruppo R nel 2013, prima negli appartamenti di II accoglienza e da poco ha iniziato anche a frequentare “La Bussola” due volte alla settimana.

“Mi sono sentito un po’ a disagio all’inizio. Io già stavo in degli appartamenti di II accoglienza prima e avevo iniziato a sentirmi di nuovo “a casa”, mi ero affezionato alle persone. Poi mi hanno comunicato che sarei dovuto andar via e spostarmi, cambiando appartamenti e zona. Non ero contento all’inizio e quindi appena arrivato mi è servito un po’ di tempo per ambientarmi. Ma non è stato così difficile. Mi sono trovato comunque bene fin da subito, è tutto più comodo e riesco a gestire meglio la mia quotidianità, avendo migliore accesso ai servizi di cui ho bisogno.

Tutto sta sempre nel sapersi adattare. La mia esperienza di camionista mi è servita molto perché è una professione in cui lo spirito di adattamento è una delle caratteristiche fondamentali.

Ora vivo con altre tre persone e mi sono preso a cuore un “nonnetto” che abita con me. La solitudine ti fa passare la voglia di mangiare e di fare qualsiasi cosa e così insieme ci aiutiamo. Lui è anziano e io un po’ solo così mangiamo assieme, mi occupo un po’ di lui e ci facciamo compagnia.

Quando sono arrivato qui non avevo particolari aspettative: la mia situazione familiare non permetteva altre soluzioni se non questa. Sono stato male e lasciare la mia casa è stato doloroso ma ora comunque la mia situazione è migliorata e io mi sento meglio. Ringrazio i servizi perché mi hanno salvato la vita e hanno salvato quella di mia moglie. Ero consapevole che non potevamo più stare insieme e ho accettato il fatto di andarmene e allontanarmi.

Il mio percorso non è stato semplice ma per me è stato davvero importante arrivare qui al Gruppo R e alla Bussola. Ho trovato operatori che sono davvero delle belle persone, siamo seguiti e se ho bisogno di qualcosa mi sento ascoltato e consigliato. Per questo però ho anche paura: paura che questo finisca, che il Gruppo R non mi voglia più e non sia più disposto ad aiutarmi. Questo momento che sto vivendo mi sta aiutando tanto e so di essere “fortunato”. Qui alla Bussola incontro persone che dormono nel dormitorio pubblico, mi raccontano di quella realtà e io sto male. Io invece sto bene e sono preoccupato questo possa finire.

Quando mi prende quest’ansia leggo, mi distraggo, vado in bici. Non mi sembra vero di stare così dopo tutto quello che ho passato.

A volte però mi manca sentirmi “stressato”. Lavoravo 18 ore al giorno e quindi a volte sento la mancanza della mia quotidianità e di essere molto impegnato. Ora non ho obiettivi, il mio obiettivo è aspettare e il mio traguardo ritrovare un lavoro e poter ritornare ad essere autonomo. Anche per questo mi sento solo di ringraziare e non chiedere nient’altro perché tutti stanno facendo già molto per farmi star meglio.”