Come ogni anno, in questo periodo dell’anno il tema della violenza contro le donne torna ad attirare l’attenzione generale come fenomeno che rimane caratterizzato da un numero elevato di vittime.
Nonostante questa realtà dei fatti, che spesso pare non avere più argini di contenimento, le operatrici e gli operatori che lavorano per supportare e aiutare le donne che sono state e sono vittime di violenza, continuano il loro quotidiano impegno per innescare un cambiamento attraverso il lavoro di sensibilizzazione e di emersione del fenomeno per andare effettivamente ad incidere sul piano culturale del problema. Un problema su cui è importante aumentare la consapevolezza come fenomeno che riguarda tutti e tutte, e non solo qualcuna.
#fattisentirecontrolaviolenza in tanti modi
Abbiamo curato diverse iniziative con questa finalità in questo mese di novembre appena concluso: mostra, spettacoli teatrali, convegno. Alice e Mariasole, dell’area Contrasto alla violenza di genere di Gruppo R, sono state a Roma all’incontro conclusivo della campagna di sensibilizzazione e comunicazione promossa da Confcooperative nazionale #fattisentirecontrolaviolenza.
Tutte queste azioni hanno avuto come obiettivo continuare a parlare alla gente per smuovere stereotipi e discriminazioni che sono la base su cui poi la violenza trova terreno fertile. Ma il lavoro quotidiano di Gruppo R di protezione e accoglienza nei confronti delle donne vittime di violenza non si ferma e ci sembra importante continuare a dare voce anche a chi nei nostri servizi ha trovato una risposta concreta, un supporto per traghettare da un prima a un dopo.
Casa Viola, una risposta concreta per il contrasto alla violenza di genere
“Il mio primo giorno a Casa Viola, me lo ricordo come fosse ieri. Mi ero rivolta all’operatrice che mi aveva accolta quel giorno con un tono di voce che nascondeva il fatto che ero fra la difensiva e la supplica con queste parole, forse le uniche che avevano senso per me: in questo momento sento solo di avere i miei figli.
Ero pronta a combattere. Ma non sapevo bene contro chi.
Inizialmente, quando mi hanno proposto di entrare in casa rifugio, ero convinta mi avrebbero tolto i miei figli, pensavo rappresentasse il capolinea.
Le prime sere, prima di dormire, mi chiedevo quale fosse l’obiettivo del progetto e se le operatrici che incontravo fossero delle persone affidabili. Facevo ricerche sul progetto, cercavo Casa Viola online. Ma tutto ciò non mi serviva molto. Poco dopo ho capito che c’era un rapporto da costruire, che bisognava ripartire e che dovevamo conoscerci reciprocamente.
Ho conosciuto persone meravigliose. Il progetto che ho vissuto mi ha garantito una vicinanza a 360 gradi. Nella mia vita non ero mai stata accolta in questo modo: ho sentito rispetto per il mio passato, sono stata stimolata ad andare avanti affrontando le sfide quotidiane, che sono state molte.
Non ho ricevuto lo stesso dalla mia famiglia. Mi ricordo quando raccontavo gli episodi di violenza alle mie sorelle e loro mi dicevano: Hai sempre avuto uomini un po particolari.
Un luogo protetto dove ritornare ad essere se stesse
Piangevo molto. Mi sentivo sporca, rigettata, incapace di fare le scelte giuste, e di non essere degna di nessuna forma di rispetto e di amore.
Il mio carattere era resistente, avevo sviluppato parti del mio carattere che in realtà non mi rappresentavano ma che erano frutto del mio passato e prodotto della violenza che avevo subito. Le operatrici però non si fermavano e mi motivavano perché potessi ritornare ad essere me stessa.
Un luogo dove tornare a volersi bene
Casa Viola ha rappresentato per me un laboratorio dove ho dovuto smettere di scappare da me stessa e odiarmi . Un laboratorio dove sono riuscita a confrontarmi con me stessa e ho ricostruito una mia pace interiore, dove mi sono perdonata e ho riiniziato a volermi bene.
Credo che sia un passaggio molto importante. Il processo di “guarigione dalle ferite” è iniziato in Casa Viola dove ho lavorato sulla mia persona. Ogni aspetto della mia persona era in lavorazione: lavorativo, familiare, psicologico, organizzativo, relazionale. Le operatrici e le volontarie sono state al mio servizio e su questo sono piena di gratitudine.
Non sono mai stata giudicata per le mie scelte. Quando ero sul punto di mollare, ricevevo da parte delle operatrici come delle scosse per svegliarmi e proseguire il cammino. Sono entrata nel “laboratorio umano” Casa Viola, quando pensavo di aver toccato il fondo, ma il cammino nel progetto mi ha fatto prendere consapevolezza delle mie capacità e grazie a questo sono rimbalzata sul fondo e ora sto salendo in superficie . La salita è graduale. Sono riuscita a capire che avevo ancora dentro di me quello che mi serviva per rimbalzare sul fondo e risalire. Sono grata.
Un luogo dove germogliare e rinascere
Il mio stare in Casa Viola mi ha dato l’opportunità di germogliare, di avere il coraggio e soprattutto la libertà di diventare la donna che volevo essere e di amarmi facendo cosi pace col mio passato.
Sono entrate in Casa Viola spaventa, disorientata, distrutta e ne sono uscita fiduciosa e con tanta grinta. Ero morta e mi è stata data l’opportunità di rinascere. Questa seconda opportunità è un dono non meritato e per questo sono grata.”