Educazione alle differenze di genere nelle scuole (#1): adolescenti, scintille di Vita

Da qualche anno tra le azioni di prevenzione e sensibilizzazione in tema di contrasto alla violenza di genere abbiamo messo un focus sugli interventi nelle scuole. Parlare ai giovani e alle giovani è obiettivo fondamentale per creare una cultura del rispetto e di contrasto alla violenza. La nostra equipe di contrasto alla violenza di genere negli scorsi mesi è stata impegnata con studenti e studentesse in alcune scuole medie e superiori del padovano e di Chioggia, territori in cui operiamo anche con i nostri servizi.

Abbiamo chiesto a Dario, operatore del Servizio Uomini Maltrattanti di raccontarci la sua esperienza e il significato che questa attività ha per lui.

“Da poco si è concluso il percorso di formazione di Gruppo R con gli istituti scolastici del padovano. Tema le differenze di genere e la violenza nelle relazioni affettive.
È sempre un piacere e una sfida per me lavorare con gli e le adolescenti. Un piacere perché i ragazze ti tengono attivo e vitale; una sfida perché questo tipo di lavoro comporta la capacità di mettersi in discussione e mantenere una flessibilità mentale che molte volte, con il passare del tempo, perdiamo, irrigidendoci nelle nostre piccole o grandi convinzioni o ideologie.


L’adolescenza è un periodo di apertura e allo stesso tempo di timore. Ma in tutti i loro occhi si può veramente vedere la scintilla della Vita; quella scintilla che a volte molti di noi perdono, sacrificandola alle regole (scritte e non scritte) a volte troppo strette della nostra società. Sacrificando la propria vita ad obbedire e al giudizio: quell’obbedienza in cui Hannah Arendt rintracciava una delle origini del male (“ho
fatto solo il mio lavoro”, cioè ‘ho solamente obbedito’ dicevano i gerarchi nazisti per giustificare i loro crimini in tribunale); quel giudizio e quel giudicare che troppo spesso – come ho avuto modo di notare in vari contesti – non ci permette di comprendere l’altro e noi stessi per come veramente siamo, in quanto esseri umani ed esseri Viventi nel senso più pieno del termine, ossia pieni di Vita.


Ecco, i ragazze e le ragazzi che ho incontrato mi evocano tutto questo. In loro c’è quel tentativo di mantenere viva quella luce negli occhi, e allo stesso tempo il timore di scontrarsi con una società fin troppo giudicante e poco comprensiva, dove le possibilità di essere come veramente sei diminuiscono notevolmente. E allora la soluzione può essere un triste conformismo o una futile ribellione. Oppure può
essere il coraggio di far comunque vivere quella scintilla, facendo resistenza e proteggendola, a testa alta, perché in futuro – nella mia speranza – si possa diventare un fautore di cambiamento societario e culturale.
E quanto è difficile – nel lavoro con gli adolescenti – tenere viva questa fiamma: rimanere aperti alle possibilità che spaventano anche noi operatori, senza cadere nella tentazione di arroccarci nelle nostre convinzioni e spingere il ragazzo o la ragazza che sia a conformarsi ad esse.


E voglio cogliere ora l’occasione di ringraziare tutti questi ragazzi e ragazze che ho incontrato quest’anno, perché mi hanno un’altra volta insegnato e costretto a mettermi in discussione, a rimanere fluido, a non dare per scontate le mie convinzioni, anche quelle che ritengo più giuste o più giustificate. Che continuano
a dirmi, con i loro occhi, che solamente tenendosi in movimento e continuando a cambiare
, in un continuo rimescolamento di colori, solo in questo modo, si può rimanere Vivi.

E a loro va il mio pensiero e il mio Cuore, nell’augurio che possano trovare la loro strada più autentica senza soccombere a quei giudizi, abiti o
uniformi troppo stretti, che noi adulti spesso pretendiamo che indossino.”

Dario Dentella, Psicoterapeuta dell’equipe Contrasto alla Violenza di Genere.

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