L’affidamento per il servizio dei gruppi appartamento alla nostra cooperativa scadrà il 31 dicembre e il 2019 porterà cambiamenti per questi servizi che al loro interno accolgono storie di uomini, spesso con un passato come senza fissa dimora.
Per chiudere questo anno lasciando un pezzetto della tanta strada fatta da questo servizio e da questa equipe di lavoro, ma allo stesso tempo per lasciare spazio alle novità che il futuro ci riserverà, abbiamo chiesto a Vincenzo, uno degli ospiti dei nostri appartamenti di raccontarci ciò che desiderava della sua storia e di questo lungo percorso che lo ha portato fin qui.
Le seconde accoglienze sono infatti dei servizi “di mezzo”, una dimensione di cambiamento che tiene ancora legato ad un passato difficile ma che può diventare un momento di passaggio per qualcosa di nuovo. Percorsi e progetti lunghi, con alti e bassi, dove le proprie consapevolezze e le proprie difficoltà possono emergere e possono essere affrontate, grazie anche a operatori presenti con il ruolo di supporto e di aiuto a riconoscere una nuova strada.
“Mi chiamo Vincenzo, ho 63 anni e sono nato in un paese della provincia di Bari.
Ho vissuto in Puglia fino all’età di 43 anni, ero sposato e ho tre figli. Ho sempre lavorato come muratore e come contadino, poi purtroppo sono successe cose di cui non voglio parlare perché molto tristi per me e ho deciso di trasferirmi.
Sono arrivato a Padova vent’anni fa, fin da subito sono stato ospitato in una struttura gestita dall’Associazione Elisabetta d’Ungheria per circa dieci anni, poi sono stato inserito attraverso i Servizi Sociali del Comune di Padova presso l’Asilo notturno: qui ho vissuto per altri dieci anni.
La scorsa estate non riuscivo più a stare lì, avevo qualche problema di convivenza con altri ospiti della struttura – è un luogo che ospita tanta gente, circa ottanta persone – e ho parlato con la mia assistente sociale, a cui sarò sempre grato, per vedere se fosse possibile trovare una soluzione diversa, un’alternativa: sentivo il bisogno di trovare un luogo più tranquillo e mi sentivo pronto per affrontare questo passaggio.
Così dopo avere conosciuto gli operatori della cooperativa, a settembre 2017 sono stato inserito in un appartamento di seconda accoglienza gestito dalla cooperativa Gruppo R a Padova.
Non è stato così facile all’inizio, non è facile convivere con altre persone, persone che io non ho scelto e loro non hanno scelto me.
Ognuno ha avuto una vita diversa, ognuno ha avuto le proprie sofferenze, ognuno ha le proprie abitudini, ognuno ha propri tempi e necessità dei propri spazi.
Credo però che quando una persona sa rispettare gli altri, sa collaborare nelle faccende della casa ed è in grado di non creare problemi, la convivenza può essere buona.
Fin dall’inizio sono stato affiancato da un operatore della cooperativa e da un’operatrice del progetto “Home sweet home” che viene a trovarmi a casa una volta a settimana e con cui passo del tempo a chiacchierare ma anche, soprattutto nel primo periodo, mi aiuta nelle questioni di autonomia domestica (cucinare, sistemare la stanza e gli spazi comuni,..).
Adesso vivo in questo appartamento da quasi un anno, un anno in cui ci sono stati momenti buoni e momenti meno buoni, ci sono state alcune difficoltà, ma credo che questo sia una cosa normale quando si vive in autonomia e con altre persone.
Da più di un anno sto vivendo una situazione di “normalità”, con i miei tempi mi sto riprendendo la mia vita, vita che posso dire sia sicuramente cambiata in meglio in questo periodo.
Ora vorrei tanto che questa situazione di seconda accoglienza potesse rappresentare per me un periodo di passaggio per poi ritrovare veramente una nuova strada, ma vedremo.”