Da pochi giorni ha concluso il suo anno di servizio civile nel servizio per ragazzi e ragazze richiedenti asilo, Sofia.
Come già sottolineato anche in altri post i nostri volontari di servizio civile sono risorse importanti che arricchiscono i nostri servizi, il lavoro di tutti e giorni e le nostre equipe.
Anche lei, prima di concludere questo anno, ha deciso di raccontarci questo suo viaggio….e la vogliamo ringraziare per il suo impegno e per questo percorso fatto con noi!
“La scelta di svolgere il servizio civile è stata maturata ed arricchita nel corso del tempo a fronte di numerosi fattori sociali, personali e di curiosità che hanno aumentato in me la voglia di comprendere e cercare di capire alcune dinamiche riguardo il funzionamento, la gestione e l’organizzazione del sistema d’accoglienza dei richiedenti asilo, un tema sociale tanto importante quanto delicato in questi tempi. Volevo calarmi all’interno di una “piccola realtà” perché credo che la possibilità di generare un senso di speranza alle persone accolte, nasca anche dalla relazione e dal tempo che si dedica. In particolare, volevo conoscere Loro, i protagonisti di queste storie tanto discusse quanto non conosciute: giovani ragazzi e ragazze africani/e che per diverse circostanze
della vita, si trovano a vivere qui, in Italia, lontani dai loro affetti e dalla loro terra madre.
Stando a contatto con loro ho potuto conoscere giovani molto intraprendenti, motivati, desiderosi di riscattarsi, pieni di speranza e di gioia nel futuro. Allo stesso tempo, ho avuto modo di incontrare ragazzi molto “richiedenti”, poco propositivi e passivi riguardo alle loro scelte: in un certo senso sembrano adulti per il difficile passato che hanno trascorso ma al contempo bambini per il presente da affrontare. Infatti, se ripenso all’inizio di quest’esperienza, una cosa che mi aveva colpito è stata la presenza di numerosi peluches sui letti e nelle camere delle ragazze.
Al di là delle attività che ho svolto, delle diverse persone che ho avuto il piacere di incontrare e del loro modo di essere, vorrei soffermarmi brevemente su due aspetti che credo di portarmi a casa da quest’anno molto ricco ed intenso.
Mi sono più volte interrogata sul concetto dell’Attesa. Queste persone trascorrono mesi, a volte anni, aspettando che qualcuno decida la loro sorte, il loro futuro,
la loro vita. Aspettano di essere riconosciuti come persone e non come numeri, Aspettano di poter essere parte attiva all’interno di una società, insomma, Aspettano di avere un ruolo. Ho provato quindi a trasportare questo concetto su di me: “come potrei vivere se fossi costantemente in attesa di qualcosa che è fondamentale e vitale per me?”.
Infine, l’altra riflessione che mi viene da condividere riguarda l’ambiente di lavoro che ho avuto modo di sperimentare. Il mio viaggio è iniziato ad Ottobre 2017 incontrando un’equipe di operatori che fin dal primo momento mi hanno trasmesso e fatto sentire in prima persona il senso e la mission del loro lavoro: accogliendomi, integrandomi, prestandomi le giuste attenzioni e regalandomi un
senso di benessere. Ho avuto la fortuna di condividere una parte del mio percorso con Alice, una volontaria francese che ha intrapreso il mio stesso servizio ma a livello europeo. È stata una presenza molto preziosa sia a livello di condivisione dell’esperienza sia a livello di arricchimento personale.
Credo il clima di lavoro sia indispensabile per un buon funzionamento ma, credo anche che sia indispensabile per questo tipo di lavoro in cui si è costantemente a contatto con persone, le cui esigenze, bisogni e stili di vita sono completamente diversi dai nostri. Risulta quindi fondamentale avere un pensiero sincero, ricco di confronto e condivisione per comprendere le scelte piú opportune e adeguate da proporre ai ragazzi accolti. Tuttavia, accanto alla professionalità e alla
serietà, credo sia prezioso coltivare quel senso di umorismo, di scherzo, di gioia, e di calore che ti fa prendere con più leggerezza gli imprevisti della vita e che ti fa sentire te stesso in ogni momento.
Grazie di cuore equipe!”