Venerdì 17 Settembre scade il bando regionale per le candidature del Servizio Civile.
La nostra cooperativa da diversi anni condivide con giovani volontari questa esperienza in alcuni servizi. Tra questi, il centro diurno “La Bussola” ogni anno si arricchisce con la presenza di un volontario che sceglie di fare all’interno della nostra cooperativa questo anno di servizio.
Abbiamo così chiesto a Chiara, volontaria che terminerà la sua esperienza nel mese di Ottobre di raccontarci questi mesi nel nostro centro diurno.
“Oggi che scrivo, è strano pensare che sia già passato quasi un anno dall’inizio del mio Servizio Civile. Dedicare un anno a questo tipo di esperienza era un’idea che avevo in testa già da un pò di tempo. Finalmente a giugno dell’anno scorso si è presentata l’occasione e le condizioni per fare domanda.
La verità è che il centro diurno per persone senza fissa dimora “La Bussola” non era la mia prima scelta. Mi è stato proposto e, un po’ per curiosità e un po’ per sfida, ho deciso di accettare. Fin dalla mia prima visita ho sentito un’aria di familiarità, mi sono sentita accolta: la stessa sensazione che penso provino tutte le persone che arrivano al centro.
I primi mesi, come tutti gli inizi, sono stati impegnativi ma anche molto arricchenti. La Bussola è frequentata da una media di 35 persone al giorno. Ognuno è diverso, ognuno ha una storia, dei bisogni e dei desideri differenti. Mi ci è voluto molto tempo per conoscere ogni persona, per rendere familiari nomi e volti, apprezzare le diverse personalità o semplicemente ricordare come una persona preferisce il caffè! Ma è il tempo il vero segreto della relazione, che può declinarsi in diverse forme: confidenziale e complice in alcuni casi, rassicurante, scherzosa o basata semplicemente sulla stabilità della propria presenza, sapendo che anche senza che si scambino troppe parole, tu ci sei oggi e ci sarai domani e nei giorni a seguire.
Il volontario in Servizio civile alla Bussola è infatti presente cinque giorni su sette e, a ben vedere, è la persona che passa più tempo assieme agli ospiti.
La mia esperienza nel centro è stata ed è molto variegata. La parte pratica e operativa per rispondere ai servizi che il centro offre quali la mensa, le docce e il servizio lavanderia occupa buona parte del tempo e richiede diverse energie. A primo impatto può sembrare che questi aspetti operativi e con il tempo “routinari” sottraggano spazio all’ascolto e alla relazione, ma molto spesso è nel fare insieme e nel condividere momenti quotidiani, come quello del pasto, che si costruisce una comunicazione profonda e basata sulla fiducia, dove l’altro ti parla perché vuole e non perché deve.
A compensare le mansioni più operative ci sono anche diverse attività partecipative e laboratori. Le attività partecipative costituiscono un valore aggiunto e una rotta innovativa che il centro vuole percorrere. L’obiettivo è far sentire ogni persona partecipe della costruzione del servizio e non un semplice fruitore. I laboratori sono diversi e le idee e i nuovi stimoli sono benvenuti! Durante quest’anno di esperienza, un po’ per interesse un po’ per inclinazione, ho avuto la possibilità di seguire il laboratorio di terracotta del centro. Due volte a settimana gli ospiti e i volontari si incontrano ed insieme progettano, discutono e mettono letteralmente le mani in pasta per creare oggetti, stimolare la propria creatività e condividere un momento di socialità.
La Bussola per me sono le persone che la abitano. Gli operatori, Anna Rita e Massimiliano, Lucia, l’impiegata addetta alle pulizie e all’abbattimento del cibo, i volontari ma soprattutto tutti gli ospiti che passano per il centro. In questo anno ci sono stati sorrisi, battute, frasi di affetto, scontri, pensieri, riflessioni…giornate più buie e giornate più luminose!
Oggi quando entro alla Bussola mi sento a casa e mi sento libera di presentarmi con le mie capacità e i miei limiti. Lo stesso sentimento che spero attraversi e animi le persone che accogliamo ogni giorno.
Anch’io ho trovato “la Bussola” alcuni anni fa come volontaria, e posso solo confermare quanto detto da Chiara relativamente al “sentirsi a casa” perché è un sentire anche mio.