Oggi è una giornata importante, una giornata in cui vogliamo ricordare l’importanza di lavorare insieme per un mondo senza discriminazioni.
Oggi 17 ottobre, “Giornata Mondiale contro la povertà” , insieme a molte altre organizzazioni e cooperative che lavorano per combattere questo tema vogliamo sensibilizzare, raccontare, condividere e informare i cittadini sul tema della povertà e dei senza fissa dimora.
Vi invitiamo così a “La notte dei senza dimora”, in Piazza Duomo a Padova dalle ore 18.30 con musica, spettacolo e tante storie… storie che devono continuare ad essere raccontate e che arrivano dritte al cuore.
Storie a cui, proprio in questo spazio virtuale, vogliamo dare voce e che tutti i giorni abitano i nostri servizi e la nostra quotidianità.
Ecco quindi qui la storia di M., ospite del nostro centro diurno “La Bussola”
che in occasione di questa giornata ha deciso di condividere con noi la sua storia, la sua sofferenza ma anche la sua speranza e la sua forza di andare avanti e percorrere strade nuove e possibili.
“Come molti dicono “anche la farfalla evolve”. Ho vissuto la mia vita a Trieste ma una sera è suonato il telefono alle 20.00 circa ed è arrivata la grande opportunità: una ditta di Padova mi offriva un buon lavoro. Ero davvero entusiasta e senza pensarci troppo sono partito. Così mi sono trasferito, da subito mi sono trovato bene e ho potuto dimostrare le mie capacità in ambito amministrativo: il primo anno ho avuto un milione di premio, il secondo due milioni e il terzo tre! Non era mica poco! Sono stato per tre anni in questa azienda, ma poi sono arrivati i tempi duri, dove lavoro non c’è n’era. Fino a quel momento non avevo mai avuto grosse difficoltà e avevo un certo equilibrio.
I veri problemi sono iniziati poi, quando sono rimasto senza lavoro mi vien da dire “in maniera definitiva”: avevo trovato un’occupazione diversa, in una cooperativa che già pagava poco e dopo poco è fallita. Ero senza soldi e ne avanzavo tanti, così al momento mi ero un po’ illuso aspettando, avendo pazienza. E invece nessuno mi ha più pagato.
In quel periodo un po’ mi vergognavo, un po’ mi isolavo, mi sentivo molto giù. Oltre ai problemi di lavoro se ne sono aggiunti altri: mi si era rotto il contatore di casa ed ero rimasto senza acqua perché non avevo più i soldi per affrontare le spese per la manutenzione. L’appartamento dove vivevo era di proprietà di una signora anziana che in quello stesso periodo si era allarmata perché pareva che negli altri appartamenti del complesso ci fossero strani giri di droga. Insospettita ha chiamato la polizia e una sera qualunque hanno fatto irruzione nelle diverse abitazioni, tra le quali anche la mia.
Entrati sono venute alla luce tutte le mie difficoltà: non trovarono nulla di ciò che cercavano ma videro degrado, sporcizia, disordine…. Così fecero subito un verbale e chiamarono i servizi sociali.
Da lì è iniziato un nuovo periodo. L’assistente sociale mi ha indirizzato alla Bussola dove le prime volte mi recavo per fare la doccia e la lavatrice. Prima non conoscevo questo servizio; conoscevo le cucine popolari, ma non ci andavo perché mi vergognavo troppo.
Qui alla Bussola ci sono tante persone, ci si vede tutti i giorni ma nessuno si conosce a fondo; ben pochi parlano, tra riservatezza e storie tristi io non ho coraggio di chiedere niente perché non vorrei essere invadente. Le relazioni che si instaurano con le altre persone al centro diurno sono tipo quelle in autobus: vedi sempre le stesse persone ma non ci parli mai e non sai nulla di loro, l’unico con cui parlo di più è S., un bravo ragazzo, ma gli altri non so altro che il nome. Non conosco l’età e il motivo per il quale vengono qua, eppure sono anni che ci si vede, ma i rapporti sono distanti, chiusi.
Se dovessi pensare di cambiare qualcosa alla Bussola vorrei ci fossero mentalità diverse: c’è chi viene per bisogno, chi invece mostra solo egoismo. Qua ci sono tanti egoisti (non so se sia il termine giusto) ma è anche vero che, diciamocelo, un po’ di egoismo aiuta ad andare avanti in alcune occasioni, soprattutto quando si è in condizioni difficili come le nostre.
La cosa che mi piace di più della Bussola sono i volontari e gli operatori che incontro qui…per me la Bussola è sempre stata un punto fermo, un riferimento, ho sempre ricevuto risposta ai miei bisogni primari come mangiare, lavarmi e fare la lavatrice, ma anche un conforto, una parola, un consiglio. Con gli operatori mi sono spesso confidato e mi hanno dato coraggio soprattutto quando ho passato periodi di confusione, dove ero un po’ giù… perché sono stato anche molto depresso. Al di fuori della Bussola non è che io abbia molti legami, non ho molti amici a parte una signora di colore con la quale ho instaurato un’amicizia vera e che aiuto con la sua bimba piccola. E’ bellissima. Ho conosciuto questa amica per caso, rispondendo ad un annuncio relativo alla ricerca di un autista. Per un po’ di tempo, finché poteva permettersi di pagarmi, facevo questo lavoro per lei. Poi nemmeno lei ce l’ha più fatta e ma le mie giornate sono cambiate. Adesso iniziano portando la bimba all’asilo con lei, andiamo insieme a far delle spese, poi vengo alla Bussola e il pomeriggio andiamo a riprendere la bimba. Verso sera torno a casa, leggo, faccio qualche passeggiata e vivo nell’abitazione di questa signora, che per il momento vive altrove.
Per il futuro non ho alcun programma e come ho letto una volta su una vignetta: “Vivo alla giornata e anche quella è difficile da programmare…”.