Nel 2008, dopo 35 anni di reclusione ininterrotta, esco dal carcere.
Varco la soglia del penitenziario con la consapevolezza che mi aspetta una nuova vita, una borsa lavoro di 4 mesi e un tetto garantito sopra la testa grazie alla disponibilità di una casa d’accoglienza.
E per questo devo ringraziare i miei avvocati.
Sono abbastanza sereno: certo non è un periodo di tempo lungo ma nell’immediato avrei avuto una casa e un lavoro, due elementi fondamentali per ricominciare la mia nuova vita.
Passati i 4 mesi purtroppo però la borsa di lavoro non viene rinnovata e devo ricominciare a cercare un’occupazione spuntando le varie voci della mia lista di cooperative sociali.
E in più il periodo di permanenza nella casa di accoglienza sta per terminare.
Dopo varie richieste senza risultato inizio a preoccuparmi: non so dove sbattere la testa così e mi rivolgo alla dottoressa F. , l’assistente sociale comunale che si occupa di me.
Grazie a lei per un altro anno ho un posto dove dormire e soprattutto è lei a consigliarmi di andare alla Bussola, una mensa diurna dove avrei avuto un pasto sicuro.
Sinceramente non ero molto felice di andare lì, non avevo delle buoni impressioni riguardo l’ambiente che avrei trovato.
Ma mi faccio coraggio e mi presento alla Bussola.
La prima impressione sugli ospiti? Molto meno tragica di quanto mi aspettavo.
Nonostante molti ospiti avessero vissuto situazioni anche più problematiche della mia, ciò che regnava tra quei tavoli era l’umanità e il profondo rispetto della dignità di chi ha bisogno di essere aiutato.
Il passo da qui a Gruppo R fu breve: Francesca mi fissò un appuntamento con Stefania, responsabile della cooperativa di Gruppo R,il colloquio conoscitivo fu positivo anche se mi avvisò riguardo i lunghi tempi di assunzione.
Al momento non mi importava, mi sembrava di aver già fatto un passo avanti così intanto continuai a frequentare La Bussola con un animo più leggero e felice.
L’anno che passò dal colloquio all’assunzione non fu per nulla facile, mi sentivo un vecchio sbandato destinato a tornare in carcere.
Ma poi un pomeriggio d’agosto tutto cambiò.
Finalmente arrivò al telefonata di Stefania: avrei iniziato a lavorare in Gruppo R.
Già dal primo giorno mi sentii subito a mio agio, i miei colleghi erano proprio come me: non ero più l’unico, con me c’era un gruppo di persone che proprio come me aveva bisogno di aiuto e assistenza per ricominciare a vivere.
E anche gli operatori sono stati sempre molto umani, professionali e gentili con me.
Ringrazierò sempre Gruppo R perché mi ha offerto non solo un lavoro e una casa ma soprattutto una nuova chance di vita.
Mi sento ancora un caso particolare: ho passato praticamente la mia esistenza dietro due sbarre ma ora so che posso ricominciare e che in questa risalita non sono solo.
Ho trovato delle persone che mi ascoltano e mi aiutano nonostante il mio passato e non smetterò mai di ringraziarle perché mi hanno permesso di riappropriarmi della mia vita: Francesca, Stefania e tutti gli operatori della Bussola e di Gruppo la vostra esistenza è una vera speranza per ogni anziano.
Grazie di esistere.
Lucio C.